Marina di Carrara
Cave di marmo di Carrara, Franciscritti e Colonnata
Marina di Castagneto Carducci
Castagneto Carducci
Bolgheri
Golfo di Baratti
Piombino e Marina di Salivoli
Marina di Alberese
Castiglione della Pescaia
Monterotondo Marittimo
Sasso Pisano
Venturina Terme
Campiglia Marittima
Parco di Baratti e Populonia
Lago di Massaciuccoli.
Partiamo verso la Toscana nel tardo pomeriggio del 27 dicembre 2023.
Dormiamo a Rapallo in un parcheggio, l'autostrada è appena qui sopra ingabbiata
in un tunnel di travi di ferro, dà poco fastidio, ma il traffico è continuo.
Ripartiamo al mattino per fermarci a Marina di Carrara, visitiamo la spiaggia
lunga e grande, sabbiosa, pochi sassi piatti sulla battigia, poco più a riva,
per chilometri, ci sono rami e tronchi interi spiaggiati da una mareggiata. Ci
sono diversi falò accesi o semi spenti, tre pescatori e i soliti disgraziati
che portano a spasso i cani.
Compriamo un ottimo pane, quasi sciocco, in una panetteria antica. Pranzo in
camper con i resti meno deperibili del pasto di Natale e insalata cotta.
Ripartiamo per visitare le cave di marmo di Carrara, verso Colonnata e
Fantiscritti. In breve siamo in mezzo alle cave, qui convergono due
vallate, ci sono tre bellissimi ponti di vara, forti e slanciati, di marmo
bianco e mattoni rossi, spettacolari. I fianchi delle montagne sono scavati
profondamente, fino alle cime, pareti tassellate di marmo bianco dappertutto e
lunghe striature di licheni grigi, neri, gialli attestano il tempo che è
passato. Saliamo ancora, altre cave appaiono, arriviamo dove c'è il museo del
marmo. Qui c'è anche una grande galleria che entra nella montagna, la cava si
fa miniera. Nel museo che è all'aperto ci sono molte attrezzature delle varie
epoche che spiegano abbastanza bene le tante tecniche di estrazione, ci sono
alcuni massi storici, il più vecchio, un pezzo da 7 o 8 metri cubi, è del
seicento AC, che venivano staccati a colpi di un grosso martello a due punte,
un lavoro pesante e lunghissimo. Più tardi facendo le file di buchi dove
mettere pioli di legno di fico che, bagnato, si dilatava fino a staccare grossi
blocchi di marmo. Un sistema simile, successivo, prevedeva di fare la serie di
buchi con lo scalpello poi piantarci dei cunei di ferro che, martellati in
sequenza, facevano saltare il pezzo. Il metodo delle esplosioni con la polvere
nera, adottato dopo il millecinquecento, fu presto abbandonato per l'enorme
spreco di marmo frammentato in pezzi piccoli. Più tardi si usarono altri
esplosivi, con buoni risultati, grazie a cariche più piccole e ad una
preparazione molto più precisa.
Per riquadrare i pezzi furono usati vari metodi, una lunga lama oscillante con
acqua e sabbia. Il filo elicoidale, tre fili di ferro intrecciati, bagnati con
acqua e sabbia, fu usato anche per scomporre e spostare i monumenti egizi ad
Abu Simbel dagli stessi operai di Carrara, prima che l'acqua della diga di
Assuan li sommergesse. In ultimo il filo diamantato, usato ancora oggi.
Tutti i lavori in cava sono sempre stati molto pericolosi, alla base delle cave
oggi sono sempre presenti le ambulanze.
Una delle fasi più importanti, e pericolose, è la lizzatura, cioè fare scivolare
a valle gli enormi massi, già riquadrati. Servivano squadre di dodici uomini,
con ruoli specifici, grandi funi, tronchi da mettere sotto per fare scivolare
lentamente il masso, ancoraggi fatti con grossi ceppi infilati in buchi nella
roccia nei punti opportuni, esperienza e anche coraggio. Poi c'era il
trasporto... Per i pezzi maggiori si arrivava fino in paese, o al porto,
sempre facendo avanzare il masso su tronchi, con il traino di buoi. Oppure su
robusti carri. Per qualche decennio fu attiva anche una ferrovia marmifera
costruita con grandi difficoltà dal porto fino in mezzo alle valli delle cave.
Poi aumentarono le strade e il trasporto su gomma la vinse. L'avvento dei
motori a vapore e poi a scoppio velocizzò i trasporti, anche se la prima
trattrice a motore era chiamata dai locali 'la ciabattona".
Il marmo di Carrara per la sua eccellente qualità, fu utilizzato in tutti i
tempi ovunque servisse un materiale nobile e bianco per gli edifici più belli e
importanti. Ad esempio la facciata della splendida Certosa di Pavia è fatta in
gran parte di marmo di Carrara, arrivato fino a lì viaggiando sull'acqua, da
Livorno circumnavigando l'Italia poi trainati su chiatte (alaggio) sul Po e sul
Ticino. Gli scultori hanno sempre usato questi marmi per le loro opere. Oggi il
marmo è usato per l'edilizia, per il carbonato di calcio purissimo, o per altri
usi più grossolani. Meno dell’uno percento per l'arte. E come ci ha detto il
gestore del museo, spesso le sculture sono abbozzate dai robot che fanno il
grosso del lavoro.
Ma cosa è e come si è formato il marmo? È una roccia metamorfica, fatta
essenzialmente di carbonato di calcio. Metamorfica, cioè dovuta ad una
trasformazione, del calcare o della dolomia che sono rocce sedimentarie. Prima
si sono formate queste, che spesso sono di origine organica. Gli scheletri
calcarei di piccoli organismi marini si sono depositati per millenni, o milioni
di anni, poi per l'effetto del tempo, altri milioni di anni, della pressione e
della temperatura, le molecole si sono spostate e ricomposte in forma di
cristalli con la scomparsa totale degli scheletri originari. Il marmo spaccato
scintilla di cristalli come lo zucchero.
È una roccia compatta, non si sfoglia, non ha linee preferenziali di frattura.
Il colore può variare a seconda della presenza di altri minerali o ossidi, il
bianco è la purezza. Pensare a quanto tempo è passato, a quanti miliardi di
miliardi di esseri unicellulari sono nati vissuti e morti perché si potessero
formare dei volumi e degli spessori come nelle alpi Apuane è una cosa che la
mente umana stenta a concepire. Dovremmo tenere nella massima considerazione
questa roccia bella e purissima che ha origini così complesse e remote.
Tornando al presente e alle Alpi Apuane, la nota dolente è lo spreco di una
risorsa naturale di qualità unica al mondo. E lo scempio che subiscono le
montagne, comprese le creste e le vette che vengono drasticamente alterate e
distrutte. Su questo argomento da molti anni si sono levate innumerevoli voci
di protesta da tutte le associazioni che hanno a cuore la natura, il WWF,
il CAI e mille altre. È nato il movimento NO CAV, che non riesce a fare
granché. Anche sul piano economico si rileva che le cave contribuiscono ormai
poco al benessere della zona.
Eppure negli ultimi 20-30 anni è stato estratto più marmo che nei due millenni
precedenti, e si continua, il lichene non fa in tempo a scurire le grandi
colate degli scarti sì che appaiono come ferite esangui nelle foto dai
satelliti. Dove c'è un interesse economico è impossibile fermare la mano
aggressiva e demente dei sapiens.
Ripartiamo nel tardo pomeriggio e per la notte ci fermiamo a Marina di
Castagneto Carducci.
Al mattino visitiamo il paesino di Castagneto Carducci, tutto appoggiato su un
colle che culmina con un castello dei Conti della Gherardesca, più volte
ricostruito ora non visitabile. Siamo passati dal marmo all’arenaria, sono
interessanti le piccole viuzze scoscese, la casa di Carducci giovinetto con la
targa che lo ricorda, la Piazzetta della Gogna dove venivano esposti alla
berlina i delinquenti nel medioevo. Di notevole c'è uno spiazzo panoramico dal
quale la vista spazia lontanissima fino al mare. Visitiamo poi, passando per il
carducciano duplice filare di cipressi, la piccola frazione Bolgheri, anch'essa
su un rilievo. Forse per via del nome più famoso questa è oggi malamente
violentata da cento negozietti di cianfrusaglie artistiche per turisti,
peccato.
Ripartiamo alla volta del Golfo di Baratti. Un golfo gioiello pieno di storia,
miracolosamente non sfruttato se non per le passeggiate dei turisti. Qui,
camminando sulla spiaggia ho trovato un primo sasso nero con superfici di
fusione, che riconduce a uno scarto della combustione di qualche forgia o forno
per metalli. La sabbia intorno era nerastra, altro segno importante e così ho
ricordato di aver letto che qui gli etruschi lavoravano i minerali per fare il
ferro. Più avanti, dissotterrati dalla spiaggia e dal mare, c'erano tracce
sempre maggiori di scarti di combustioni antiche, a strati sovrapposti, finché,
oltre la metà del Golfo, qualche resto di fondazione e numerosi cartelli
illustrativi spiegano il tutto.
Su questa che ora è una spiaggia etruschi prima e romani poi, fusero minerali
fino a produrre, si stima, un milione di tonnellate di ferro.
Torniamo al camper passando sotto una maestosa pineta di pini marittimi. Subito
dopo il magnifico golfo di Baratti, c'è il grande promontorio di
Piombino. Per la notte ci fermiamo in un parcheggio camper vicino a Marina
di Salivoli. Al mattino visitiamo il bel porticciolo, il molo di enormi massi
che lo protegge è fatto almeno al dieci percento di marmo di Carrara, massi
anche molto belli. Ecco come sprechiamo una roccia eccezionale, solo perché con
i mezzi attuali costa poco cavarla. Murata nel piccolo molo attira la mia
attenzione una piccola scala graduata che segna il livello dell’acqua. Serve
per indicare il livello della marea. In quel momento segnava + 10 cm, e dato
che da lì in giù era sporca di alghe (quindi presumibilmente la marea era al
minimo) ne ho dedotto che da quando hanno fissato quella scala, forse 10-15
anni prima, il mare sia salito di 10 cm. Se è davvero così, c'è da
preoccuparsi.
Spostandoci poco con il camper andiamo a visitare il museo archeologico di
Piombino che è in una splendida posizione con vista sul mare. Un museo
ricco che ci è piaciuto molto, molto. Giustamente inizia dal paleolitico con
qualche chopper e bifacciale poi alcuni bellissimi reperti lavorati di selce e
diaspro per poi passare alle attività metallurgiche, agli Etruschi, ai Romani.
Il pezzo più notevole è l'Anfora di Baratti, una incredibile anfora di argento
puro fatta da più di centotrenta ovali in rilievo ognuno recante una splendida
figura incisa, trovata dalle reti di un pescatore nel golfo di Baratti. Mentre
ero lì ad ammirare l'anfora mi ha chiamato il Dinamite (al secolo Roberto, di
Alessandria) mi ha detto che sapeva del museo ma non c'era mai stato , epperò
mi ha subito avvisato che li c'è l'anfora di Baratti, con poche parole mi ha
detto ciò che avevo appena letto vicino all' anfora. Non è la prima volta che
mi anticipa sul contenuto di musei, anche per pezzi non primari. Non so come fa
a ricordare così tante cose e il loro valore e significato.
Dopo il museo siamo scesi al porticciolo sottostante, un piatto di pasta, poi
siamo ripartiti per visitare le miniere a Campiglia Marittima, ma era ormai
tardi e ci hanno rimbalzati, ma ci torneremo al ritorno.
Abbiamo proseguito allora verso sud, siamo arrivati al tramonto alla grande
spiaggia di Marina di Alberese, in Maremma. Qui d'estate dev'essere un carnaio
invivibile. Ci godiamo il rosso del tramonto fino a notte poi troviamo un'area
camper con molti servizi, vicino al paese. Per domani stiamo pensando ad una
camminata nel parco della Maremma.
Oggi, 31-12, il tempo è bruttino, scopriamo che in tutti i percorsi in questa
zona della maremma "non sono ammessi animali di compagnia”, quindi si
dovrebbe andare da soli? Ma si riferiscono a cani e gatti, e la cosa non ci
preoccuperebbe, Brandy resiste benissimo ore ed ore a dormire in camper.
Abbiamo visto la zona boscosa, metà del tragitto sarebbe comunque lungo strade
fuori dal parco, insomma, noi non siamo abbastanza "metropolitani"
per apprezzare questo tipo di passeggiate. Al centro visite del parco ci
consigliano un paio di soluzioni diverse, optiamo per quella verso nord.
Con un tempo meteo incerto arriviamo a Castiglione della Pescaia, visitiamo una
grande area umida con una storia millenaria, la Diaccia Botrona < Wikipedia
C'è un centro visite nella "Casa Rossa Ximenes" un edificio
costruito nel 1765 per il governo delle acque. È stato interessante il racconto
del giovane e appassionato cicerone. Nella sconfinata palude in lontananza si
vedono decine di fenicotteri rosa, è un ambiente molto interessante, da pochi
anni hanno reintrodotto il falco di palude, ci sono due webcam che mostrano due
nidi. Durante la lunga camminata tra i canali e le lagune abbiamo anche
assistito ad una sua predazione, le piume portate dal vento passano sopra di
noi, ha appena preso un uccellino e vola ora verso la pineta.
Rientrati a Castiglione della Pescaia provvediamo a rifornire la cambusa e
Barbara, la nostra cuoca di bordo, prepara la pasta all'araba per il cenone di
Capodanno. Fuori c'è un vento freddo.
Scorre tranquilla l'ultima sera del 2023, dal paese giungono i suoni di una
festa in musica e di numerosi botti di Capodanno, la gente cerca di esorcizzare
così l'inesorabile passare del tempo. Verso le due tutto si cheta. Ma poi in
piena notte risuonano venti botti potenti seguiti da due esplosioni fortissime
che scuotono il camper, Brandy approfitta della buona scusa per saltare sul
letto e dormire con noi.
Al mattino visitiamo Castiglione della Pescaia, saliamo a vedere il ripido
borgo medievale sotto il castello. C'è una vista stupenda, si vede la Diaccia
Botrona che abbiamo visitato ieri, e la costa che con una ampia curva morbida
raggiunge il parco della maremma dove eravamo ieri. Nel punto più alto c'è un
piccolo belvedere intitolato a Carlo Fruttero, indimenticabile scrittore. Per
pranzo compriamo la pinsa, che somiglia alla pizza ma non è.
Dopo qualche incertezza decidiamo di iniziare il ritorno puntando verso il nord
e l'interno andiamo a Monterotondo Marittimo a vedere le Biancane < Wikipedia
Un ambiente “infernale”. Qui ci sono zone prive di vegetazione, il terreno è
biancastro, ma anche rosso o nero, qua e là escono getti di vapore e nell'aria
c'è un forte odore di zolfo. Sotto di noi, a circa 4 km, c'è un plutone di
granito che si sta ancora lentamente raffreddando, le acque meteoriche nella
falda sotterranea vengono riscaldate e risalgono attraverso qualche fessura,
portando con sé i sali e i minerali che incontrano.
Già nei secoli scorsi ci sono stati vari tentativi di sfruttare l'energia del
calore ed i sali che si formavano alla bocca delle fumarole. Cristalli di
gesso, di acido borico, zolfo... Dopo vari metodi di sfruttamento del passato
oggi si riesce a produrre molta energia elettrica che soddisfa il 70% del
fabbisogno della provincia di Grosseto. Altri centri importanti per la
geotermia sono Larderello e Sasso Pisano.
C'è un museo, un po' troppo interattivo, ma comunque interessante (personalmente
non apprezzo i musei interattivi e multimediali, non trasmettono correttamente
la conoscenza, sono superficiali).
Dopo il museo abbiamo fatto un percorso di un'oretta in mezzo ai soffioni e
alle "putizze" risalendo l'area dele Biancane. Siamo stati fortunati
perché oggi faceva un po' freddo e l'aria era umida, il vapore quindi era molto
evidente. C'è anche un "lagone" una pozza con fango ribollente.
Siamo andati poi a Sasso Pisano dove ci sono altre Biancane e delle terme
libere all'aperto, ma era tardi. Abbiamo fatto un giro nelle viuzze e scalinate
contorte che salgono, girano, si torcono in un modo assurdo, dopo un po' ho
avuto l'impressione di essere dentro il quadro di Escher, quello delle scale impossibili.
E in cima, ma sarà l'unica cima? una chiesa, entriamo, è enorme, che strano
paese, l'unico bar aperto si chiama Bar-collo, mi sembra adeguato. Ma l'area
sosta camper è in un buco infelice ed è deserta. Torniamo allora verso
Campiglia Marittima fermandoci in una bella area camper a Venturina Terme.
Al mattino torniamo a Campiglia Marittima per visitare il parco archeominerario
di San Silvestro.
Miniere molto antiche di vari minerali, ferro, rame, zinco e altri. La roccia è
lo skarn una dura pietra con vari minerali che si forma marginalmente a grandi
masse magmatiche che si raffreddano. Le Biancane non sono lontane, e lì c’è
appunto una massa di magma che si raffredda. Gallerie a pozzo scavate a mano,
gallerie orizzontali, scavate dall'800 in poi con l'esplosivo, tubi per l'aria
compressa, attrezzi di varie epoche. La visita continua su un trenino da
miniera, per un buon mezzo chilometro fino a sbucare nella valle a fianco dove
è ancora attiva una cava di calcare massiccio. La piccola Brandy dopo un inizio
di puro terrore si è rassegnata al frastuono e ai sobbalzi del trenino. L'attività
della miniera è cessata intorno al 1980 quando la concorrenza delle miniere nel
mondo è stata schiacciante.
Tornati a Venturina pisoliamo fino alle 18 poi andiamo a bagnarci nel grande
lago termale, un meraviglioso bacino di 3000 metri quadri con l'acqua a 31
gradi. Un fenomeno geologico straordinario, acqua meteorica riscaldata in
profondità sgorga qui da tre polle vicine, acqua ricca di sali con temperatura
costante di 36 gradi. Sono terme già sfruttate dagli etruschi e dai romani,
plurimillenarie. Purtroppo, temo, fra 50-60 anni l'acqua termale calerà
progressivamente (già ora la sua quantità e legata alla piovosità), il
riscaldamento globale porterà un inizio di desertificazione. Non oso pensare a 100-200 anni da oggi.
Eravamo in 8 o 10 persone immersi nel grande lago, il fondo è di ghiaia fine,
l'acqua arriva al petto, si può nuotare, è buio, poche luci, molti riflessi, si
sta proprio bene qui. Finiamo la giornata con una buona pizza e dormiamo ancora
nell'area camper di Venturina Terme.
Al mattino si riparte e andiamo a visitare il parco di Baratti e Populonia, una
estesa necropoli etrusca. Saliamo verso la collina , strada facendo appaiono
ancora moltissimi scarti della fusione dei metalli. Con un percorso in salita
nei boschi, tra ornioli, mirti, querce, lecci e querce da sughero,
incontriamo molte tombe scavate nella roccia (sembra tufo, ma non è, qui la
chiamano Panchina,, granulosa, tenera da scavare). Lo scavo è
profondo, nel terreno in forte pendenza, si accede al vano, che ha posto per
tre sepolture, per una scala di dieci-dodici gradini, una grossa pietra chiude
l'entrata. C'è anche una grande cava di questa roccia, con chiare tracce di
scavo, fatto con lunghi scalpelli e picconi, blocchi che incontreremo nel piano
a formare le tombe fuori terra. Scesi poi dalla collina visitiamo le numerose
altre tombe, dei tumuli circolari ed altre fatte a piccolo edificio. Tutte
queste nel piano sono state portate alla luce negli anni 40, erano sepolte sotto
uno strato di vari metri di scarti della produzione di metalli, che ora è stato
asportato. Sono tombe antichissime, etrusche, già depredate dai romani. Tutte
fatte di blocchi della suddetta pietra Panchina. Il golfo di Baratti è a
cinquanta metri ad ovest. Una visita molto interessante, ma le tante tombe
vuote, neppure quelle nel bosco, non trasmettono la tristezza di un
cimitero, sarà forse per il tanto tempo passato o per la duplice profanazione.
Verso le 14 ripartiamo verso nord, arriviamo al centro LIPU (lega italiana
protezione uccelli) del lago di Massaciuccoli.
Il cielo è coperto, pochi colori, percorriamo le lunghe passerelle che si
perdono in un esteso canneto inframmezzato da piccoli specchi d'acqua. Non si
vedono uccelli tranne qualche germano reale. Al ritorno però c'è il tramonto,
lontano oltre il lago, lo si vede dalle baracche di osservazione degli uccelli,
al limite del canneto. La visita grazie alla LIPU è gratuita, ma si può
lasciare un'offerta.
Ripartiamo per fermarci per la notte vicino al lido di Camaiore.
Al mattino ripartiamo, verso casa. In questi giorni ha sempre fatto un caldo
anomalo, nonostante le giornate nuvolose.
Come per gli altri viaggi dobbiamo ringraziare lo staff di omonimi che ha reso
possibile questo piccolo viaggio. Barbara per la sua ostinazione a comprare
Camper sempre più costosi e piccoli, così corti che non sai mai se stai
scendendo dalla porta davanti o da quella dietro, Barbara la cuoca di bordo,
Barbara per i servizi di pulizia e riordino del mezzo, Barbara la dogsitter
attenta e premurosa, Barbara la guida turistica, esigente nella scelta di dove
dormire, uno staff numeroso e caro, ma indispensabile.
E poi Brandy, la piccola Brandy che ha sopportato le lunghe ore di viaggio, i
sobbalzi e le curve, confinata davanti al posto passeggero senza mai
sapere come mettersi per il poco spazio di cui si è detto, soffocata dal soffio caldo del
riscaldamento. Brandy che ha sobbalzato di paura quando alla prima curva si apriva con gran fracasso il cassetto delle posate. Brandy che ha fatto la guardia al mezzo, che ha imparato a fare la pipì
a comando, almeno di notte. Brandy che ha reso confortevole tutto l'interno del
camper con il suo morbido pelo. Brandy che è salita cento volte sul letto per
dimostrarci il suo affetto. Lei non sa
che è iniziato il 2024, e che...
Qui ci sono un po' di fotografie : troppe